domenica 28 luglio 2019

Collezionismo responsabile


Ogni attività umana ha una finalità, talvolta differente a seconda del tempo in cui si svolge. E ciò vale anche per il collezionismo, che mi ha conquistato fin da ragazzo, grazie a mio padre, grande appassionato d’arte, e che oggi contribuisce alla difesa dei valori della storia e dell’arte. 

Fino ad ora imprenditori-collezionisti, da Fendi, a Della Valle a Cucinelli, hanno affiancato lo sviluppo dell’azienda alla valorizzazione del patrimonio artistico del nostro Paese, animati soprattutto dalla passione per l’arte e lo spirito di tutela delle eccellenze e facendo talvolta rientrare nel Paese, come è successo anche a me, più volte con grande soddisfazione, le opere di autori italiani sparse nel mondo.

Ai nostri giorni è diventato sempre più un investimento nella cosiddetta brand reputation e per dare visibilità del marchio, che trova nell’impegno socioculturale dell’impresa l’opportunità di trasmettere, al di là delle specificità del prodotto, valori come la cultura e il rispetto dell’ambiente. Tanto che investire nell’arte è diventato anche una forma di ricerca e innovazione, direttamente collegata al marketing aziendale. E pionieri in questo ambito sono stati i grandi gruppi industriali americani del Novecento che amavano condividere con la gente la propria collezione d’arte attraverso spazi espositivi aperti al pubblico all’interno dei loro uffici.

In Italia sono molteplici i casi virtuosi che si muovono in questa direzione, a dimostrazione di come il collezionismo sia diventato una pratica sviluppata su ampia scala.

Già dieci anni fa, ho affiancato al mio gruppo finanziario-immobiliare, la Fondazione Sorgente Group, Istituzione per l’Arte e la Cultura con lo scopo di valorizzare, di promuovere e divulgare, sia a livello nazionale che internazionale, tutte le espressioni della cultura e dell’arte appartenenti al nostro patrimonio culturale.

L’elemento fondamentale che caratterizza l’opera d’arte è la sua unicità e questo criterio ci ha accompagnato anche nell’avvio della nostra attività, selezionando e acquisendo solamente immobili iconici e riconoscibili per la loro unicità.

Mentre attraverso l’operato della nostra Fondazione ho potuto dedicarmi a sviluppare due mie grandi passioni: quella per la statuaria antica di età greca e romana (con un focus specifico sui ritratti imperiali della dinastia Giulio-Claudia come quello di Marcello del 25-20 a.C.) e la pittura antica dal XV secolo, (come la bellissima tavola del Pinturicchio) fino alle grandi vedute romane del Settecento dopo aver toccato, tra le altre cose, la Scuola emiliana barocca dei maestri Guercino e Guido Reni).

Individuare un oggetto sul mercato, seguirlo in fase di indagine e infine aggiudicarselo ad una vendita all’asta, magari dopo una lotta serrata a colpi di rilanci, mi provoca una grande gioia, ancora di più se l’oggetto in questione rientra nel nostro Paese dopo un periodo in collezioni estere. E poi una volta ricevuto, poterne toccare la materia, saggiarne la consistenza se si tratta di un marmo oppure osservare da vicino il craquelure nel caso di un dipinto, mi hanno sempre trasmesso belle sensazioni. E poi, assieme ai miei collaboratori, lavorare alla valorizzazione dell’oggetto attraverso studi scientifici e restauri mirati laddove ce ne fosse bisogno, per renderlo nuovamente fruibile al pubblico attraverso gli spazi espositivi che abbiamo creato come Fondazione.

Anche lo sviluppo della mia collezione personale d’arte, denominata Collezione M. e nata negli anni Trenta, è caratterizzato dalla consapevolezza dell’importanza dell’opera antica come manifestazione della Bellezza nel tempo e sul riconoscimento e rispetto anche del singolo frammento, come testimonianza e ricordo del nostro patrimonio artistico e culturale.

In fondo una sorta di antica missione “responsabile”, quella del collezionista, nella quale ho potuto trovare una collaborazione formidabile in mia moglie Paola, Vice Presidente della Fondazione, che da sempre ha condiviso e consigliato le mie scelte, nonché l’importanza sociale e culturale del contributo “privato” all’arte e alla storia di un Paese.

Valter Mainetti